domenica 5 febbraio 2012

L'antica processione del Mistero di San Carlo

In questa fredda, freddissima domenica invernale di inizio febbraio, proponiamo un altro cimelio storico di grandissima importanza nell’intento di scaldare gli animi di tutti gli appassionati delle nostre antiche tradizioni … Dopo aver esaminato in sequenza una foto della processione dell’Addolorata ed una dei Misteri del SS. Crocifisso, dedichiamo uno spazio alla processione del Mistero della Deposizione (S. Carlo).
L’immagine che pubblichiamo è dello stesso anno di quella dell’Addolorata pubblicata alcuni giorni fa, risalente, dunque, al Venerdì Santo 8/04/1898 e ritraente il Mistero della Deposizione che scende lungo Corso Lucilio nei pressi di quello che un tempo era l’ufficio dei “Regi Telegrafi” (di lì trasferito nel 1902), oggi sede di un negozio di abbigliamento (di proprietà del Sig. Pierluigi Marchegiano). La fotografia è in ottime condizioni, molto nitida e ricca di dettagli (in condizioni migliori rispetto all’altra) alcuni dei quali davvero interessanti.
Iniziamo dal contesto. La fotografia è stata scattata nel bel mezzo di una giornata serena (a guardare il cielo) e l’illuminazione è intensa non generando ombre sulla facciata delle abitazioni (come nella fotografia dell’Addolorata), ma solo sotto il berretto del Carabiniere e la bombetta del signore visibile sul lato sinistro (questo vuol dire che il Sole era ben alto nel cielo). Anche gli occhi corrucciati dei portatori, tipici di uno sguardo disturbato dal Sole “negli occhi”, confermano che la foto è stata eseguita con il Sole alle spalle del fotografo (come d'altronde era necessario fare per non saturare le prime delicate pellicole dell'epoca), in un orario compreso tra le 12:30 e le 13:30, in linea con gli orari tipici di questa processione che - lo ricordiamo (confronta altro articolo) - procedeva separata da quella dell’Addolorata (onde evitare spiacevoli incontri), precedendola e concludendosi tra le 14 e le 15.
Il primo è più rilevante elemento della fotografia sono i due angioletti “maschi” visibili proprio in primo piano, davanti alla statua. Oggi siamo abituati a vedere solo le “bambine” vestite da “angioletti” e spesso in un’età così precoce da costituire un ostacolo alla stessa processione (poichè non sono in grado di camminare da sole). In passato, invece, gli angioletti erano bambini “maschi” di età compresa fra i 3 ed 8 anni in grado di camminare da soli. I due bambini non vestono l’abito tradizionale a cui oggi siamo abituati (di colore nero ed argento) ma uno sfarzoso abito bianco e celeste, con fibie ed inserti dorati ed elmetti con riccioli d’oro e artificiosi pennacchi e piumaggi. Inoltre, uno dei due (quello di sinistra) impugna con la mano destra quella che sembra una piccola spada mentre l’altro (quello a destra) regge una catenella, quasi sicuramente un incensiere. Più che di abiti possiamo parlare di vere e proprie riproduzioni delle armature con cui veniva tradizionalmente rappresentato l’Arcangelo S. Michele nell’iconografia classica (confronta l’immagine). Abiti sfarzosi, sicuramente molto costosi e difficili da confezionare, appannaggio dei piccoli rampolli delle famiglie più ricche e benestanti. Questi stessi abiti venivamo poi riutilizzati durante la processione della Madonna del Popolo del Lunedì in Albis poichè la presenza di questi piccoli bambini dall’aspetto puro ma nel contempo minaccioso, come tutti gli arcangeli, esercitava un’importante funzione esorcizzante sul popolo. In una futura nota, in cui pubblicheremo altre foto che mostrano angioletti simili in altre processioni degli anni 20, spiegheremo in dettaglio l’origine di questa tradizionale usanza, la sua evoluzione nel corso del tempo ed il motivo per cui la presenza dei maschietti non deve stupire.
Nell’immagine si notano almeno sei piccoli confratelli (uno di questi porta in mano una grossa candela spenta), quattro dei quali sotto la base della statua. La presenza di così tanti bambini (evidentemente richiamati dalla novità della fotografia) testimonia, ancora una volta, l’attaccamento delle nuove generazioni verso le nostre antiche tradizioni. Purtroppo, non ci è possibile individuare nessuna di queste persone, la più giovane delle quali è sicuramente deceduta già da molto tempo.
Ad una prima occhiata risalta l’assenza del pallio; tuttavia esaminando la foto con maggiore attenzione si può intravedere che il pallio è presente ma nascosto dietro la statua (osservate con attenzione il piccolo riquadro vicino alla mano abbassata di Gesù e vedrete il pomo di una delle aste).
Anche in questa fotografia fanno bella mostra di sé due carabinieri in alta uniforme, uno dei quali è proprio in primo piano, con i suoi baffoni (di moda in quel periodo), la sua bella divisa dai bottoni dorati e la spada d’ordinanza nel fodero. Si notano anche alcuni bambini, un adulto in borghese, e in lontananza due donne su un balcone. Ad incorniciare la scena i palazzi del Corso Lucilio, tutti ben tenuti, e squadrati.
Analizziamo ora la statua, evidenziando le principali differenze con il presente.
I portatori sono 4, due per sdanga, ciò vuol dire che in totale dovevano essere 8, forse 10, contro i 24 e più di oggi. Considerando che la processione aveva una durata maggiore rispetto a quella attuale, dovevano essere persone molto robuste per sopportare il notevole peso del Mistero in così pochi e per tante ore, forse uomini di mestiere (ricordiamo che un tempo l’appartenenza alla confraternita di S. Carlo Borromeo era riservato solo a persone di classe sociale medio-bassa), ed il viso dei portatori sembra confermare questa nostra supposizione. Le sdanghe erano molto corte, non più di 30 /40 cm, ed infatti il secondo portatore riesce a stento ad inserire la testa (anche a causa del giardinetto). Sdanghe così corte (come quelle che appaiono nell’altra foto dell’Addolorata) ci indicano che, probabilmente, in passato il numero dei confratelli portatori era di 6 o addirittura di 4 (Pasquale De Luca, noto giornalista suessano dell’ottocento, in un suo articolo del 1861 parla di sei portatori). E ciò non deve stupire visto che le due processione di San Carlo e del SS. Rifugio sono più recenti rispetto a quella dei Misteri del Venerdì Santo ed è probabile che le due confraternite, almeno all'inizio, abbiano tentato di imitarne i tratti salienti, anche con riferimento al numero dei portatori.
I confratelli indossano delle mantelle che ancora oggi è possibile vedere durante le processioni del Mercoledì e Sabato santo, che nelle foto sembrano pulite e senza scoli di cera.
Sulla pedana (di legno spesso almeno 10 cm) spiccano alcuni elementi interessanti. Intanto possiamo ammirare un bel gardinetto di metallo (forse argento?) con 10 candele composto da tre candelieri separati (due laterali, con tre candele ognuno, ed uno centrale, con quattro ceri). Dietro al gardinetto si possono identificare delle candele votive appoggiate sulla base, segno che l’usanza di donare la cera alla confraternita durante la processione è molto antica. Ai due lati della statua ci sono due mazzetti di “camelie” (non si riesce a capire se bianche o rosse) che sembrano essere attaccati su due supporti di legno, forse in origine utilizzati come sostegni per lumetti votivi.
La Madonna appare nella postura attuale con un abito ed un mantello identici a quelli attuali (anche il colore sembra lo stesso) ma il braccio destro (quello con il fazzoletto) è scoperto (mentre oggi viene coperto con il mantello).
Le due figure ai piedi della Croce sono rivolte di profilo, guardando verso l'addome del Cristo (oggi sono spostate leggermente più indietro e guardano in avanti). D’Arimatea e Nicodemo indossano il tipico copricapo arabeggiante ma invece dei piumaggi ci sono due pennacchi bicolore (blu e rosso) di quelli in uso ai Carabinieri (ed ancora oggi visibili nell’uniforme storica dell’Arma). Inoltre, dai loro copricapo (confrantate la figura di destra) discende un velo bianco leggermente più lungo di quello attuale ed impreziosito da vistosi merletti di pregevole fattura artigianale (oggi, invece, c'è un velo semplice). Il personaggio alla destra della Croce è rivolto di profilo ed ha il braccio sinistro disteso ed abbassato, indossando un mantello scuro (crediamo marrone) con un bordino dorato ed una cintura lunga e chiara (forse gialla) composta da due nastri di stoffa. Non riusciamo, purtroppo, ad ammirarne le calzature. Il personaggio di sinistra, invece, ha il capo ed il corpo inclinato verso destra (sinistra per chi guarda) con il braccio destro abbassato ed indossa un mantello chiaro (forse giallo) ed un secondo abito, simile ad una tunica (e quindi non un pantalone come oggi), di colore più scuro (forse marrone). La Croce presenta la scritta INRI su una base “a pergamena” (recentemente è stata ripristinata); Gesù ha il capo un po’ più inclinato, il braccio destro teso, una vistosa ferita sulla gamba sinistra ed un panneggio sul ventre dalle pieghe più accentuate. Il telo bianco per la deposizione, passato sotto le spalle del Cristo, è avvolto direttamente ai due lati della Croce, e poi fatto scendere lungo il corpo del Cristo. In buona sostanza, il Cristo sembra essere più che disteso, “appeso”, in una posa più naturale rispetto ad oggi.
Questa fotografia costituisce un’altra preziosa testimonianza del nostro passato che lasciamo ora alla vostra visione con la speranza che possa suscitarvi emozioni come ha fatto con noi.

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